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Balletto - Rudolf Nureyev

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icon12  view post Posted on 11/5/2011, 18:10

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Il ballerino per eccellenza :rolleyes:
Purtroppo (al contrario di Monica,che spero vorrà raccontarci qualcosa,dato che ha avuto la fortuna di vederlo ballare dal vivo :woot: ) l'ho potuto vedere solo nelle vhs di mio babbo e su youtube....anche nei rovinati video(non scordiamoci che,per quanto restaurati siano,non avranno mai i livelli dell'attuale HD :P)...non gli si poteva scollare gli occhi di dosso :o: !Sembrava quasi che il resto scomparisse :o:!

ma ...iniziamo con la


Biografia
fonte : http://it.wikipedia.org/wiki/Rudol'f_Nuriev


Rudolf Chametovič Nuriev (rus. Рудольф Хаметович Нуриев, tart. Rudolf Xämät ulı Nuriev; Irkutsk, 17 marzo 1938 – Parigi, 6 gennaio 1993) è stato un ballerino e coreografo austriaco di origine sovietica, internazionalmente noto come Rudolf Nureyev, ritenuto da numerosi critici (tra cui Clement Crisp, Sylvie de Naussac ed altri) quale uno tra i più grandi danzatori del XX secolo insieme a Nižinskij e Baryšnikov.

Le origini
Nacque su un treno nei pressi di Irkutsk, mentre sua madre si recava a Vladivostok, dove era di stanza il padre, un commissario politico di origine tartara (o meglio Baschira) dell'Armata Rossa. Crebbe in un villaggio nei pressi di Ufa in Baschiria.

L'inizio della carriera artistica
A causa dello scompaginamento della vita culturale russa causato dalla Seconda guerra mondiale, Nureyev non fu in grado di entrare in una scuola di danza fino al 1955, quando entrò all'Accademia di Ballo Vaganova aggregato al Kirov di Leningrado. A dispetto dell'età avanzata fu immediatamente riconosciuto il suo immenso talento ma anche il suo carattere estremamente difficile.
In due anni Nureyev diviene uno dei ballerini più famosi in Russia, paese nel quale esisteva una grande tradizione per la danza classica e dove i ballerini erano tenuti in alta considerazione. Ebbe il raro privilegio di poter viaggiare fuori dai confini russi, si esibì a Vienna all'International Youth Festival. Poco dopo gli fu revocato il permesso di viaggiare per motivi disciplinari e fu costretto a dei tour nelle province russe.

L'affermazione
Nel 1961 la sua sorte cambiò. Il primo ballerino del Kirov, Konstantin Sergeyev, si infortunò e all'ultimo minuto a Nureyev fu permesso di rimpiazzarlo in un'esibizione a Parigi. Qui la sua prestazione esaltò il pubblico e i critici. Ma nuovamente Nureyev infranse le regole, frequentando stranieri, e gli fu detto che sarebbe stato rimpatriato. Rendendosi conto del fatto che non gli sarebbe mai più stato permesso di espatriare, il 17 giugno all'aeroporto di Parigi, Nureyev defezionò: non rivedrà più la Russia fino al 1989, quando la visitò grazie ad uno speciale invito rivoltogli da Mikhail Gorbačëv. Nonostante la distanza Nureyev rimase sempre molto legato alla madre e quando tornò, nel 1989, fu per visitarla ormai agonizzante. Lo stesso anno tornò anche nel suo teatro giovanile, il Kirov.

Nel giro di una settimana Nureyev venne scritturato dal Grand Ballet du Marquis de Cuevas ed interpretò La Belle au Bois dormant con Nina Vyroubova. Nureyev divenne immediatamente una celebrità in occidente; la defezione drammatica, le caratteristiche eccezionali, e, bisogna dirlo, la sua bellezza lo resero una star internazionale. Questo gli diede l'opportunità di decidere dove e con chi danzare.
La defezione diede inoltre a Nureyev la libertà personale che gli era stata negata in Unione Sovietica. Durante una tournée in Danimarca conobbe Erik Bruhn, un altro ballerino di dieci anni più anziano, che divenne il suo amante, il migliore amico e il protettore (principalmente dalle "follie" di Nureyev stesso) per molti anni. La relazione tra i due fu molto travagliata, data l'elevata promiscuità di rapporti affettivi che Nureyev intratteneva. Bruhn fu direttore del Balletto reale svedese dal 1967 al 1972 e direttore artistico del Balletto nazionale canadese dal 1983 fino alla morte nel 1986. Uno degli uomini con i quali Nureyev disse di avere avuto un rapporto affettivo fu la star cinematografica americana Anthony Perkins.
Nello stesso periodo Nureyev incontrò Margot Fonteyn, una delle migliori ballerine inglesi del suo tempo, con la quale iniziò una proficua collaborazione professionale e d'amicizia. Ella lo introdusse al Royal Ballet di Londra, che rimase la base di Nureyev per tutta la successiva carriera di ballerino. Insieme Nureyev e la Fonteyn trasformarono per sempre, grazie alla loro interpretazione, balletti fondamentali come il Lago dei cigni e Giselle. I due rimasero amici anche dopo il ritiro dalle scene della Fonteyn; quando lei si ammalò di cancro, Nureyev la aiutò finanziariamente e la andò a trovare costantemente nonostante i suoi numerosi impegni di lavoro.

Oltre la danza
Nureyev venne immediatamente contattato da numerosi registi e produttori e nel 1962 effettuò il debutto con la versione cinematografica di Les Sylphides. Nel 1976 interpretò il ruolo di Rodolfo Valentino in un film di Ken Russell, ma non ebbe mai il talento e la costanza per intraprendere una seria carriera di attore. Nel 1972 Robert Helpmann lo invitò ad andare in Australia per dirigere insieme a lui ed interpretare il film Don Chisciotte.
Durante gli anni '80, Nureyev partecipò a numerosi film e fece una tournée negli Stati Uniti con il revival del musical di Broadway The King and I. La sua partecipazione come ospite alla serie televisiva The Muppet Show, ai tempi in crisi, è considerata l'elemento che ha promosso la serie al successo internazionale. Nel 1982 ottenne la cittadinanza austriaca. Nel 1983 fu nominato direttore del Paris Opera Ballet; da quel momento si dedicò quindi, oltre alla danza, alla direzione dell'Opera ed alla promozione di giovani ballerini. Nonostante la progressione della malattia lavorò senza sosta fino alla fine della sua vita, mettendo in scena nuove versioni di vecchie standbys e commissionando alcuni dei più coreografici spettacoli del suo tempo.

L'uomo
Grazie a talento, bellezza e fascino gli vennero giustificate molte cose, ma nemmeno la fama riuscì a migliorare il suo temperamento. Nureyev era notoriamente impulsivo e aveva poca tolleranza verso le regole, le limitazioni e l'ordine gerarchico. Alcuni vedevano in questo atteggiamento mancanza di fiducia e maleducazione nei confronti delle persone con le quali Nureyev lavorava. Nureyev frequentò Jacqueline Kennedy Onassis, Mick Jagger e Andy Warhol, e si fece la reputazione di intollerante nei confronti delle persone comuni; nonostante ciò mantenne vecchie amicizie dentro e fuori il mondo della danza classica per decenni, comportandosi come un fedele e generoso amico. I suoi interessi erano ampi e amava discutere di tutte le tematiche, mostrando una incredibile ricchezza di conoscenze in molti campi.
Con il compimento dei quarant'anni alla fine degli anni settanta, iniziò l'inevitabile declino della straordinaria potenza fisica di Nureyev. Egli tuttavia continuò per molto tempo ancora ad interpretare ruoli da protagonista nei grandi balletti classici, causando in particolare dalla seconda metà degli anni ottanta la disapprovazione di molti dei suoi ammiratori.

Nureyev fu molto influente nell'ambito della danza classica: da un lato egli accentuò l'importanza dei ruoli maschili, che a partire dalle sue produzioni vennero sviluppati con molta maggiore cura per la coreografia che nelle produzioni precedenti; dall'altro grazie a lui venne abbattuto il confine tra balletto classico e danza moderna. Nureyev infatti danzò entrambi gli stili, pur essendo stato formato come ballerino classico, cosa che oggi è assolutamente normale per un ballerino, ma nella quale Nureyev fu precursore e che gli causò molte critiche ai tempi.
L'AIDS fece la sua comparsa nel mondo intorno al 1982 (ma non si esclude che ci fosse da prima)
Nureyev contrasse l'HIV probabilmente proprio intorno a quegli anni. Per un po' di tempo egli semplicemente negò che ci fosse qualcosa di strano riguardo alla sua salute e quando nel 1990 si ammalò senza ombra di dubbio, finse di avere diverse altre malattie, rifiutando qualsiasi trattamento fosse disponibile ai tempi. Alla fine, comunque, dovette affrontare il fatto che stesse morendo.

Riconquistò l'ammirazione di molti dei suoi detrattori grazie al coraggio con il quale affrontò questi momenti. La perdita della prestanza e della bellezza fisica colpirono molto Nureyev, che tuttavia continuò a lottare e ad apparire pubblicamente. Alla sua ultima uscita pubblica, nel 1992, in occasione della produzione della Bayadère al Palais Garnier, Nureyev fu accolto da una emozionante standing ovation del pubblico. Il Ministro della Cultura francese Jack Lang gli conferì la più alta onorificenza culturale francese, il titolo di Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres. Morì a Parigi il 6 gennaio 1993.



altra biografia
www.rudolfnureyev.it/home.html



Libri,scritti e articoli
me ne hanno consigliati un paio,purtroppo non ne possiedo manco uno!
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e poi questo,di Valeria Crippa
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Sul blog La danza nel cuore,ho trovato la recensione del primo libro citato e uno scritto di Nureyev
Riporto il post per intero,merita :)
Sono ormai arrivata quasi alla fine della lettura della monumentale biografia di Rudolf Nureyev, scritta in uno stile avvincente e con grande rigore documentaristico da Julie Kavanagh. Non credevo mi avrebbe toccato così profondamente, avendo già visto un paio di DVD sulla vita del grande danzatore e conoscendo le peripezie che hanno accompagnato la sua tormentata esistenza.
Sono pagine traboccanti “sangue, sudore e lacrime” quelle che ci guidano attraverso la povertà, il freddo, la desolazione, la fame, l’incomprensione di Rudik ragazzino a Ufa; i suoi primi passi sulle punte e la certezza, urlata dal profondo di tutto il suo essere, che quella sarebbe stata l’unica vita che avrebbe potuto vivere. E poi quei six steps, quei pochi, semplici ma tormentatissimi “sei passi” che lo portarono ad abbracciare, con una scelta disperata, un Occidente tutto da scoprire, che gli avrebbe regalato idolatria, adorazione, successo, accanto ad abissi di solitudine e nostalgia, timore di rivendicazioni, invidie, gelosie e un unico grande vero amore.
Sopra a tutto la sua personalità travolgente, cupa e sensibile, forgiata dagli stenti e dalle lacerazioni interiori, dalla rigida disciplina della danza classica, che le luci dei palcoscenici del mondo e gli applausi dei fan adoranti non riuscirono mai ad addolcire.
Pagine dolorose si alternano a pagine piene di poesia e ad altre malinconiche.
Ma la fine è già stata scritta e, secondo me, quanto di più bello e struggente possa essere detto sul grandissimo Tartaro Volante, è da attribuire proprio a lui stesso e alla sua lettera aperta indirizzata al mondo quando ormai i suoi giorni stavano volgendo al termine.
Sono inciampata in queste parole per caso, alcuni anni fa, quando la mia passione per il balletto classico era ancora bambina: non avevo mai visto danzare questa leggenda e nulla o quasi sapevo del mondo della danza. Rileggendole ora, anche alla luce di quanto sto imparando su di lui dalla biografia, riesco a capire meglio il suo stile impetuoso, la luce folle nei suoi occhi, i suoi atteggiamenti talvolta irritanti, e a guardare con occhi diversi i suoi balletti che hanno, nel frattempo, arricchito la mia videoteca di danza.Ma lasciamo a Lui la parola, e leggiamo fino in fondo questa lunga lettera, assaporando con lui la gioia di aver potuto vivere, anche a prezzo di enormi dolori e sacrifici, la sola vita che Rudy riteneva valesse la pena vivere, e bruciare, sino alla fine.


«Era l'odore della mia pelle che cambiava, era prepararsi prima della lezione, era fuggire da scuola e dopo aver lavorato nei campi con mio padre perché eravamo dieci fratelli, fare quei due chilometri a piedi per raggiungere la scuola di danza.
Non avrei mai fatto il ballerino, non potevo permettermi questo sogno, ma ero lì, con le mie scarpe congiunte ai piedi, con il mio corpo che si apriva alla musica, con il respiro che mi rendeva sopra le nuvole. Era il senso che davo al mio essere, era stare lì e rendere i miei muscoli parole e poesia, era il vento tra le mie braccia, erano gli altri ragazzi come me che erano lì e forse non avrebbero fatto i ballerini, ma ci scambiavamo il sudore, i silenzi, la fatica.
Per tredici anni ho studiato e lavorato, niente audizioni, niente, perché servivano le mie braccia per lavorare nei campi. Ma a me non interessava: io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo, mi era impossibile pensare di essere altrove, di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi, impossibile non perdermi nella musica, impossibile non usare i miei occhi per guardare allo specchio, per provare nuovi passi. Ogni giorno mi alzavo con il pensiero del momento in cui avrei messo i piedi dentro le scarpette e facevo tutto pregustando quel momento. E quando ero lì, con l'odore di canfora, legno, calzamaglie, ero un'aquila sul tetto del mondo, ero il poeta tra i poeti, ero ovunque ed ero ogni cosa.
Ricordo una ballerina, Elèna Vadislowa , famiglia ricca, ben curata, bellissima. Desiderava ballare quanto me, ma più tardi capii che non era così. Lei ballava per tutte le audizioni, per lo spettacolo di fine corso, per l'insegnante che la guardava, per rendere omaggio alla sua bellezza. Si preparò due anni per il concorso Djenko. Le aspettative erano tutte su di lei. Due anni in cui sacrificò parte dellasua vita. Non vinse il concorso. Smise di ballare, per sempre. Non resse la sconfitta.
Era questa la differenza tra me e lei. Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà,il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo ed ero con l'universo tra le mani, e mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava perché era ubriaca del mio corpo che catturava l'aria.
Ero povero, e sfilavano davanti a me ragazzi che si esibivano per concorsi, avevano abiti nuovi, facevano viaggi. Non ne soffrivo, la mia sofferenza sarebbe stata impedirmi di entrare nella sale e sentire il mio sudore uscire dai pori del mio viso. La mia sofferenza sarebbe stata non esserci, non essere lì, circondato da quella poesia che solo la sublimazione dell'arte può dare. Ero pittore, poeta, scultore.
Il primo ballerino dello spettacolo di fine anno si fece male. Ero l'unico a sapere ogni mossa perché succhiavo, in silenzio ogni passo. Mi fecero indossare i suoi vestiti, nuovi, brillanti e mi dettero dopo tredici anni , la responsabilità di dimostrare. Nulla fu diverso in quegli attimi che danzai sul palco, ero come nella sala con i miei vestiti smessi. Ero lì e mi esibivo, ma era danzare che a me importava. Gli applausi mi raggiunsero lontani. Dietro le quinte, l'unica cosa che volevo fare era togliermi quella calzamaglia scomodissima, ma mi raggiunsero i complimenti di tutti e dovetti aspettare. Il mio sonno non fu diverso da quello delle altre notti. Avevo danzato e chi mi stava guardando era solo una nube lontana all'orizzonte. Da quel momento la mia vita cambiò, ma non la mia passione e il mio bisogno di danzare. Continuavo ad aiutare mio padre nei campi anche se il mio nome era sulla bocca di tutti. Divenni uno degli astri luminosi della danza.
Ora so che dovrò morire, perché questa malattia non perdona, ed il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo di peso. Ma l'unica cosa che mi accompagna è la mia danza, la mia libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere con la ricchezza che so di avere e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che se si prova stanchezza e fatica ballando, e se ci si siede per lo sforzo, se compatiamo i nostri piedi sanguinanti, se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il suo significato è nel divenire e non nell'apparire.
Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare. Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qual volta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. E’ la legge dell'amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa o essere ricambiati, altrimenti si è destinati all'infelicità.
Io sto morendo e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita....»

Rudolf Nureyev




ecco ora un po' di articoli
http://balletto.net/giornale.php?articolo=18
www.photographers.it/articolo.php?id=869
http://archiviostorico.corriere.it/1993/ge...301072801.shtml


Foto
www.nureyev.org/rudolf-nureyev-photo-gallery/
www.flickr.com/groups/432337@N20/pool/
www.facebook.com/media/set/?set=a.1...18.155648102889
http://it-it.facebook.com/media/set/?set=a...121824227884460





poi nel prossimo post ci metto i video coi rispettivi link,ho fatto un post troppo lungo :lol:!
 
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view post Posted on 11/5/2011, 19:17

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La storia siamo noi,consigliato a tutti :wub:
parte 1
parte 2
parte 3
parte 4
parte 5
parte 6


altro bel documentario intitolato Rudolf Nureyev alla Scala,durata 1h e 17
www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media...abb406e715.html

"An evening with the Royal Ballet" :brevi pezzi da "La Silfide" e "Le Corsaire"
www.youtube.com/watch?v=5T6Cys8nsAc

"Giselle" con Carla Fracci,1980
https://www.youtube.com/user/renatadancer/v...+nureyev+fracci
(C'è tutto :)!)


"La bella addormentata" con Veronica Tennant,1972 (completo :B):
www.youtube.com/watch?v=loQ5xrCJV2A&feature=fvsr

"Romeo e Giulietta",con Carla Fracci,1980 (completo)
www.youtube.com/watch?v=B6NXYu-XXbQ&feature=fvwrel

"Schiaccianoci" con Merle Park,1968 (frammento)
www.youtube.com/watch?v=do7WmxUUfXA

"Lago dei Cigni" con Margot Fonteyn (completo)
https://www.youtube.com/user/expresscourier...=swan+lake+1966

"Petrushka", "Le spectre de la rose", "L'apres-midi d'un Faune"
www.youtube.com/watch?v=xEzId7pNhvA


"Diana & Acteon",frammenti
www.youtube.com/watch?v=C7wDNoLokmE
www.youtube.com/watch?v=B2E4FEaI_YI

"Romeo e Giulietta",frammento,con Margot Fonteyn :wub:
www.youtube.com/watch?v=-oc_GvdFen0

comicissimo :lol: ,al Muppet Show :P
http://youtu.be/OilDMDWRLks

"Le jeune homme et la mort "con Zizi Jeanmaire
www.youtube.com/watch?v=fH4FXiSbK7c
www.youtube.com/watch?v=TruRVQLXsMY&feature=fvwrel


Paolo Bortoluzzi e Rudolf Nureyev durante le prove di "Le chant du compagnon errant"
www.ina.fr/art-et-culture/arts-du-s...toluzzi.fr.html

"Marguerite et Armand" con Margot Fonteyn
www.youtube.com/watch?v=DSIz2DWZMbY
www.youtube.com/watch?v=sM9m6ViNFJw

non mi sembra vero di aver trovato qualcuno che ha caricato balletti con Rudy ...completi :woot: !!!
per ora mi fermo,vediamo se trovo altro materiale video :P

Edited by §-Raila-§ - 3/9/2012, 15:46
 
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braga62
view post Posted on 11/5/2011, 21:20




E' vero l'ho visto (anche in prova nascosta in una specie di buco in platea: i due maestri che suonavano le prove al piano suonavano anche nella mia scuola e ogni tanto mi facevano entrare di straforo)....

non è che fosse simpaticissimo :B): .... ma aveva un carisma inaudito :)

Purtroppo quando l'ho visto alla Scala io era già un po' sul viale del tramonto, la brilantezza tecnica era un po' appannata e faceva fatica anche se veniva ancora osannato terribilmente e poi soffriva tantissimo a un piede, però aveva una carica interpretativa pazzesca... un principe meraviglioso nella Bella e un grande Romeo :wub:

Quando si coreografava i suoi assoli alla fine però aveva una passione quasi maniacale ed ossessiva per i brisé volé che non ho mai amato tantissimo... (guardate l'a solo del terzo atto della Bella ripresa da lui all'Opera, Legris fa fatica a interpretare con tutto quel groviglio di passi) ma con Fracci la scena della panchina di Giselle era impagabile, veramente.
:o:

il ilbro che meglio ne racconta il carattere e che vi consiglio è di
Vittoria Ottolenghi : Confessioni, una conversazione lunga trent'anni . Editoriale Pantheon
Lo racconta in modo vero e disincantato..

a bien tot
Monica

 
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view post Posted on 11/5/2011, 21:29

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CITAZIONE
Vittoria Ottolenghi : Confessioni, una conversazione lunga trent'anni . Editoriale Pantheon
Lo racconta in modo vero e disincantato..

Segnato :B): !!!

Grazie Monica :woot: !!!
Povero Legris :P!!! ho presente la scena :lol: !
 
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katerina77
view post Posted on 23/5/2011, 12:52




grazie per i consigli ragazzi =)
 
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Bianca*
view post Posted on 23/5/2011, 18:02




Mia carissima, magnifico topic! :woot: :woot: Come si fa a non ammirare Rudy? :woot: E' stato un ballerino meraviglioso in tutto e per tutto, anche se la creazione del suo mito ha spinto, e spinge ancora oggi molti, a fare paragoni e ad avere pretese un pò troppo, come dire, fondamentalistiche. E' indispensabile conoscerne la grandezza, ma per certi ballettomani un pò "malati" è diventato un pò un paravento dietro il quale nascondersi quando si vuole puntare l'indice per partito preso contro qualche ballerino (della serie "però Nureyev non lo faceva così, quindi Tizio/Caio fa schifo perchè non lo fa come lo faceva Nureyev..."). Troppo comodo (e anche troppo stupido)! :P Ma, per il resto, la sua immensa bravura è indubitabile!

Grazie Monica per la testimonianza (quanto ti invidio! :D ) e per il consiglio "libresco", me lo appunterò anche io! :B):
 
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view post Posted on 23/5/2011, 18:10

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CITAZIONE (Bianca* @ 23/5/2011, 19:02) 
E' indispensabile conoscerne la grandezza, ma per certi ballettomani un pò "malati" è diventato un pò un paravento dietro il quale nascondersi quando si vuole puntare l'indice per partito preso contro qualche ballerino (della serie "però Nureyev non lo faceva così, quindi Tizio/Caio fa schifo perchè non lo fa come lo faceva Nureyev..."). Troppo comodo (e anche troppo stupido)! :P

eh.....quanti esemplari si comportano così :P :P :P ....purtroppo :wacko:
 
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braga62
view post Posted on 26/3/2012, 09:53




GIMME FIVE :woot: :woot: :woot:

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view post Posted on 26/3/2012, 14:21

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che bella foto Mo :woot: :woot: :woot: !!!!!
 
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braga62
view post Posted on 27/12/2012, 11:08




L'ultimo balletto di Nureyev
Il 6 gennaio 1993 moriva a parigi l'artista che cambiò per sempre la danza.
Le "sue" città si preparano ad un anno ininterrotto di omaggi e ricordi

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Le sue «vedove» gli riservano da morto la stessa febbricitante attenzione con cui lo aspettavano, per ore, in coda fuori dal teatro. Fan irriducibili, pronte a qualsiasi trasferta pur di incrociare il suo sguardo beffardo, non si sono mai arrese, neanche davanti alla prematura scomparsa del loro idolo. Oggi arrivano di soppiatto nel cimitero ortodosso di Sainte-Geneviève des Bois, a ventiquattro chilometri dalla periferia sud-ovest di Parigi, estraggono dalla borsa un martello e rubano un pugno di tessere del mosaico che ricopre la tomba a tappeto kilim che da vent’anni ne custodisce la salma.

Rudolf Nureyev era così, creava dipendenza. Era zolfo e oro zecchino. Chiunque si sia imbattuto in lui è rimasto invariabilmente sedotto o urticato. Se la star Roberto Bolle è, di persona, il rassicurante ragazzo della porta accanto, di tale conclamata bellezza da non turbare, Nureyev, più basso e dai tratti irregolari e scomposti, toglieva il respiro. Un Mick Jagger in calzamaglia che faceva vibrare i Principi della fiaba di un furioso erotismo, inedito prima d’allora e poi rincorso da molti emuli. Nureyev aveva il fascino dell’eletto che ha firmato un patto diabolico e ha vissuto bruciando di sacro fuoco, fino all’autoestinzione. Dal treno in corsa sul quale era nato ha vissuto sfrecciando: prima sulle vette del Balletto del Kirov nell’allora Leningrado, da cui scappò ventitreenne, voltando le spalle al potere di Kruscev con un salto verso la libertà, la gloria e il denaro. Poi, oltre la cortina di ferro, dove l’ex ragazzo povero — inseguito non solo dagli agenti del Kgb, ma anche da quelli della Cia che sospettavano in lui un doppiogiochista — era divenuto d’incanto il dandy conteso dal jet set, invitato dal presidente Carter alla Casa Bianca, amico dei Kennedy, degli Onassis, dei Niarchos. Un’icona di stile, diremmo oggi, con look da Tartaro anni 70 e dimore da zar nei luoghi più esclusivi del pianeta: il Dakota Building di New York, Quai de Voltaire a Parigi, Saint-Barths, i tre isolotti di Li Galli a Positano. Quindi aveva tentato di sfuggire all’Aids, nemico nascosto al mondo per paura di esserne emarginato, combattendo con tempra da guerriero per dodici anni. Alla fine aveva cercato di morire in scena come Molière, impresa che quasi gli riuscì mentre metteva in scena la sua ultima coreografia, Bayadère, all’Opéra di Parigi. Sapeva che se il danzatore esplosivo di un tempo era destinato a dissolversi, il coreografo che era diventato poteva garantirgli l’immortalità: «Finché si danzeranno i miei balletti sarò vivo», sosteneva.

Vent’anni dopo la sua scomparsa, il mondo non l’ha dimenticato e lo celebra rimettendo in scena le sue sontuose riletture coreografiche della tradizione classica ottocentesca appresa al Kirov, tecnicamente mostruose a detta degli interpreti di ieri e di oggi. Gli rendono omaggio le étoiles da lui lanciate durante la direzione del Ballet de l’Opéra de Paris che occupano oggi punti nevralgici della danza europea: l’ex pupillo Manuel Legris, direttore del Balletto della Staatsoper di Vienna, e Charles Jude che ne è l’omologo a Bordeaux. Oltre la Manica, Londra, che fu il primo trampolino di lancio della sua carriera, rinverdisce al Covent Garden l’epoca d’oro del Royal Ballet di Margot Fonteyn e di Frederick Ashton (in onda il 22 marzo sulla Bbc4 il documentario From Russia with Love), mentre Mosca rimuove il passato (dopo il «tradimento politico» l’Urss cancellò il figliol prodigo dagli archivi del Kirov) e lo festeggia con slancio revisionista al Cremlino. Ma è la Francia a guidare, con tutta la grandeur che le è propria, le celebrazioni del 2013. Con Parigi, Nureyev aveva stretto un legame storico, quasi mistico, osservava Hugues Galles, a lungo direttore generale dell’Opéra e dal 2004 vicepresidente della Nureyev Foundation. La capitale francese, dove il russo si spense, all’età di 54 anni, il 6 gennaio 1993 in una camera de l’Hôpital du Perpétuel Secours a Levallois-Perret, gli tributò funerali di Stato.

A disegnare la tomba del Cimitero di Sainte-Geneviève fu chiamato lo scenografo che aveva firmato, dopo l’assidua collaborazione con Giorgio Strehler al Piccolo Teatro, tanti suoi balletti: Ezio Frigerio. «Ero imbarazzato nel cercare un elemento decorativo che raccontasse Nureyev — confessa oggi —. Finché non mi dissero che la sua famiglia era d’origine musulmana, per quanto lui fosse non credente. Presi allora un tappeto con motivi turcheschi dalla sua casa parigina, lo adagiai su un cofano e disegnai il modello con una base cementata: le frange del tappeto in bronzo dorato furono fuse a Parigi, le tessere del mosaico create a Ravenna. Oggi è uno strazio sapere che vengono trafugate dai fan: scartata l’idea di ricoprire la tomba con una guaina in plastica, stiamo pensando di proteggerla con una cancellata. Quella tomba fu un mio regalo». Con Nureyev, lo scenografo 82enne non strinse solo un rapporto professionale: «Ci siamo conosciuti a Londra mentre era in scena con il London Festival Ballet. Da lì sono nati i progetti per i suoi balletti: il primo, nel ’79, fu Romeo e Giulietta cui seguirono Il Lago dei Cigni, La Bayadère, La Bella Addormenta per l’Opéra, per la Scala. Siamo diventati amici. Nonostante il suo temperamento tempestoso, mi ha sempre rispettato, l’unico diverbio è stato sull’uso delle luci».

Al fianco di Frigerio, la moglie Franca Squarciapino, autrice dei costumi: la coppia, vincitrice dell’Oscar nel ’91 per il film Cyrano de Bergerac di Jean-Paul Rappeneau, ha vissuto lungamente a Parigi prima di tornare in Italia, tra Milano ed Erba. «Rudolf mi chiedeva consigli per i suoi acquisti d’arte — ricorda Frigerio —. La sua anima orientale prediligeva le stoffe, i tappeti, ma era affamato di cultura europea, si innamorò del nostro Rinascimento studiando Matteo Bandello, fonte d’ispirazione per Shakespeare in Romeo e Giulietta».

Frigerio è destinato a mettere in scena il mito Nureyev in vita e post mortem. Il ministero della Cultura francese gli ha commissionato la progettazione di un «lieu demémoire » permanente dedicato all’artista russo che sarà allestito al Centre National du Costume de Scène al Quartier Villars di Moulins. L’inaugurazione è attesa per l’ottobre 2013. «Sarà uno spazio di 400 metri quadri suddiviso in una sala di 30 posti per la proiezione di filmati giovanili e nella ricostruzione parziale della casa parigina di Quai de Voltaire con alcuni oggetti, inizialmente venduti e poi riacquistati dal Cncs, tra cui una spinetta, un divano, un letto, mobili, quadri, una collezione di chimono d’epoca che Nureyev aveva comprato in Giappone e amava indossare».

Nella principesca dimora, il russo accumulò una notevole collezione di quadri e statue, con molti nudi maschili, in gran parte messa all’incanto in due aste da Christie’s del ’95. Il ricavato di quella casa come degli altri immobili è andato a favore delle due fondazioni che ne amministrano il patrimonio economico e artistico (l’europea Rudolf Nureyev Foundation e l’americana Rudolf Nureyev Dance Foundation). L’ex caserma di cavalleria che oggi accoglie il Cncs ha già ospitato, nel 2009, una mostra dedicata al Tartaro Volante in parte proveniente dalla collezione di costumi della Royal Opera House di Londra. «Nel memorial space saranno ora esposti, in via permanente, costumi, foto di scena e bozzetti di tre scenografie mie e altrettanti di Nicholas Georgiadis — precisa Frigerio —. Credo fermamente che il balletto sia l’arte del futuro, ha una sua vitale capacità di autorigenerarsi al contrario della lirica che affonda, in un macabro scherzo, i propri genitori. Strehler è stato dimenticato. Anche i miei primi allestimenti furono oggetto di critiche feroci, mi veniva rimproverato di avere troppo buon gusto in un periodo in cui imperava l’estetica mitteleuropea. Oggi, dopo tante regie d’opera nei maggiori teatri, la lirica mi ha deluso e mi sembra destinata a un inesorabile declino fino all’estinzione totale».

Valeria Crippa

© RIPRODUZIONE RISERVATA



La tomba di Nureyev ad opera di Ezio Frigerio

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Edited by braga62 - 27/12/2012, 13:36
 
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view post Posted on 27/12/2012, 15:23

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urca,già 20 anni...

grazie Mo :)
 
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braga62
view post Posted on 28/12/2012, 14:38




Rudolf Noureev by Elliott Erwitt.

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Rudolph Noureyev à la barre, en positions d'échauffements.
La technique devrait se souvenir qu'elle est un moyen, et non une fin ! Qui peut enseigner l'âme, et le talent qui fait d'un travail technique ' Une Etoile'.

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Edited by braga62 - 2/1/2013, 22:28
 
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paocada
view post Posted on 5/1/2013, 14:41




Su Rai 3 è andata in onda una trasmissione su Rudy molto interessante con diverse interviste.
Chi la volesse riascoltare questo è l'indirizzo:
www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media...297d5557f4.html

La trasmissione si chiama Radio 3 Suite ed è andata in onda il 3 gennaio.
Molto interessante il racconto di Luigi Pignotti, fisioterapista di Rudy e di Pierre Lacotte, ballerino francese suo amico che è stato l'artefice in prima persona della fuga in Occidente.

Ve lo consiglio :wub: :wub: :wub:

Ci vuole Real Player aggiornato


Edited by paocada - 5/1/2013, 15:58
 
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view post Posted on 6/1/2013, 18:22

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mi hai preceduta Orsola :D !!!

è stato davvero un programma molto interessante :) !!!
 
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braga62
view post Posted on 10/2/2013, 23:20




Chant du compagnon Errant.
Charles Jude et Rudolph Noureev.
Photo W.Reilly-


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